Spazio, ultima frontiera

Spazio, ultima frontiera

Abbiamo scelto una casa spaziosa con l’idea che un giorno ci sarebbero stati dei bambini, volevamo che fosse il più possibile accogliente e confortevole.

Quando finalmente è pronta e ci vai ad abitare, è bellissima la sensazione di avere tanto spazio, inizi a spostare le tue cose e ti concedi di acquistare quello che in passato non avevi modo di tenere, nel mio caso accessori più svariati per la cucina, mio marito videogiochi e film.

Con l’arrivo dei figli, ti accorgi che lo spazio non è poi così tanto, le cose che servono per loro aumentano, si accumulano con il passare degli anni e non risolvi il problema comprando nuovi contenitori: più spazio crei e più spazio riempi. A volte devi affrontare una vera e propria guerra contro un’esercito di giocattoli, li trovi da tutte le parti, agguati quando meno te lo aspetti, vorresti prendere e buttare via tutto indistintamente.

Alla ricerca di possibili spunti sull’organizzazione di casa, come lettura sotto l’ombrellone ho scelto il libro: Il magico potere del riordino: il metodo giapponese che trasforma i vostri spazi e la vostra vita di Marie Kondo.

L’autrice in Giappone è riconosciuta come la regina dell’ordine, seguita nelle sue idee e i suoi metodi da tutte le persone che cercano il miglioramento continuo e l’ordine, inteso anche come idee e stile di vita.

Parte da un concetto che può sembrare banale: per fare ordine è necessario buttare via ciò che non serve e tutto in una volta, così facendo promette un miglioramento personale e di qualità della vita.

Nei momenti di rabbia è quello che avrei voluto fare, in realtà l’approccio proposto dall’autrice è totalmente diverso, un percorso interiore che ti porta a capire chi sei, cosa vuoi veramente e ti porta a cambiare modo di pensare.

Al di là che alcuni passaggi e rituali li ho trovati un po’ eccessivi, probabilmente perché la cultura giapponese è diversa dalla nostra ma non nego che alcune parti siano affascinanti, sicuramente le riadatterò a mio modo.

Ad esempio mi è piaciuto approfondire il perché si tende ad conservare le cose inutili, inconsciamente c’è chi è più proiettato al passato e chi più al futuro e questo porta ad agire in modo diverso. Istintivamente proietto molto in avanti e conservo cose assurde con l’idea che un giorno le userò ma tornando alla realtà spesso se una cosa non la usi, molto probabilmente non la userai mai, conoscersi meglio aiuta a superare i sensi di colpa che ti portano a non buttare via niente. Altro punto che mi ha colpito e che non avevo mai considerato è che gli oggetti che ci circondano trasmettono delle sensazione. Alcune cose che conserviamo, non solo non ci danno gioia ma trasmettono anche sensazioni negative. Penso alle dodici tazzine vinte anni fa in qualche pesca di beneficenza, sono bruttissime ma inspiegabilmente non le ho mai buttate, mi ripeto che in futuro potrebbero servire…

Se ci penso, nelle occasioni in cui si potrebbero usare piuttosto utilizzo i bicchierini del caffè usa e getta; quindi non mi piacciono, occupano spazio e mi mettono di cattivo umore. Ci voleva tanto a liberarsene??

Non me la sono sentita di fare una scelta radicale come proposto nel libro, ma di certo, mi sono liberata di un po’ di sensi di colpa e tornando alle tazzine, come farebbe l’autrice, le ringrazio per quello che mi hanno dato, per quello che mi hanno insegnato e finalmente le saluto, CIAO CIAO :).

A presto.

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